Natività di Gesù (Giotto, Assisi)

La Natività affrescata da Giotto nel transetto destro della Basilica inferiore di San Francesco d'Assisi (1313 circa)

L’affresco è l’unico al mondo dove viene rappresentato un presepe con due bambinelli a esprimere, alla luce di una lettura spirituale, la natura di Cristo: umana e divina. Il lato divino Giotto lo racconta attraverso il blu che splende nella notte di Betlemme. L’artista sfonda, allarga e dilata la sua narrazione consapevole di raccontare una storia vera, non una favola. Un uso del blu che commuove e cattura chiunque, pellegrino o turista. Chi entra nelle basiliche ne rimane affascinato. Un colore profondo, luminoso e soprattutto regale e reale. Il cielo di Giotto getta sulle rappresentazioni una luce radiosa, rendendole pure e senza scorie. Questo per avvicinare l’uomo alle verità che sta raccontando, una verità che emerge da sguardi e gesti tutti puntati su Gesù: è la pupilla spalancata, curiosa e saziata di Giotto.
Alla luce di questa immagine Papa Francesco esalta per questo Natale tre gesti «terribilmente umani» perché impegnativi e «dolcemente umani» perché possibili. I gesti sono quelli delle due levatrici che nell'affresco stanno accanto al bambino: abbracciano, fasciano e sostengono. Il primo, abbracciare, è parabola umana. Si tratta di considerare l’altro non un estraneo, ma «pezzi» di umanità che ci appartengono. Fasciare, un gesto che richiama la necessità di lenire le sofferenze dell’altro, la sofferenza della fame perché si è chiamati ad allattare; la sofferenza del freddo perché si è costretti a lasciare la casa natia. Sostenere la fragilità di un corpo.

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